Teatro

Romeo Castellucci e le riflessioni teatrali sulla democrazia

"Democracy in America"
"Democracy in America" © Guido Mencari

Al Teatro Argentina di Roma Romeo Castellucci interroga Alexis de Tocqueville sulla “democrazia”, con la sua ultima creazione teatrale “Democracy in America”.

Dall’11 al 13 maggio al Teatro Argentina di Roma, Romeo Castellucci, regista tra i più acclamati d’Europa, si lascia ispirare dalla scrittura sofisticata di Alexis de Tocqueville e imprime il suo spirito nello spettacolo da lui adattato e diretto che prende il nome dallo stesso trattato di Tocqueville, “Democracy in America”.

Considerato uno dei testi fondamentali per la cultura politica dell’Occidente contemporaneo, lo scrittore descrive il nuovo modello di democrazia rappresentativa indagando negli usi, costumi e idee della vecchia europa, ormai affrancate verso un futuro di rifondazione e libertà. Con questo spettacolo Romeo Castellucci, con la sua Societas, segue l’esempio di de Tocqueville e fa un passo indietro nel tempo, la dove i miti ancora non avevano un nome.



In scena un testo politico, interpretato da un cast interamente femminile (Olivia Corsini, Giulia Perelli, Gloria Dorliguzzo, Evelin Facchini, Stefania Tansini, Sophia Danae Vorvila), che pone l’America come specchio della democrazia moderna e più in generale dell’Occidente.

Democracy e Religione: l’ispirazione del Vecchio Testamento

”Democracy in America” ruota attorno a due contadini puritani, Elizabeth e Nathaniel. La terra è la loro missione. Vogliono trasformare l’America nella nuova Terra Promessa. È una conquista compiuta non con le armi, ma con semi e aratro. Si affidano al Dio dell’Esodo che assicura “abbondanza materiale” per tutti. Ma l’abnegazione, guidata dalla legge di Mosè presa alla lettera, consegna “solo patate marce e disperazione.



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Qualcosa confligge nel rapporto individuale che la donna intrattiene con le Sacre Scritture, e la sua preghiera si trasforma in una pronuncia blasfema che perfora la divina natura della parola e invoca “Io sono” come il vuoto in cui riecheggia la sconvolgente epifania di una promessa mancata”. Il sogno americano, il sogno che come specie umana si ha nei confronti della terra, del destino, dello stare insieme, si infrange in una sconfitta che investe in pieno la sua rappresentazione.

L’America, il mito della libertà nella rilettura di Castellucci

L’incontro della lettura del testo di Tocqueville attraverso lo sguardo acquisito durante un viaggio in America, hanno dato la possibilità al regista di riflettere sulla possibilità di un nuovo modello di democrazia.



Così dichiara Romeo Castellucci: “Il nesso tra la matrice puritana e la fondazione della neonata istituzione politica americana è l’occasione per volgersi, con sguardo non conciliato, al dilemma dell’affrancamento dalla legge come apprendimento della libertà, alla manipolazione delle coscienze, alla forza muscolare dell’individualismo, al ruolo delle scelte del singolo per il contratto sociale che definisce diritti e regole della vita collettiva, senza che questi temi diventino mai discorsi diretti sulla democrazia. L’antico modello ateniese è qui solo un posticcio fregio di cartapesta, e la storia americana una sequenza didascalica di fatti e date che recano con sé una eco cruenta. Danze arcaiche e corali, il baratto di una bambina in una distesa palustre, un sabba che convoca la violenta strategia di controllo della caccia alle streghe, inquadrano vedute profonde, lontane, atmosferiche”.


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